16 anni, una profondità fuori dal comune e tanta gioia di vivere. Questo è in breve il ritratto del giovane Matteo Cerottini, vittima di un terribile incidente stradale che gli ha tolto la vita. Il ragazzo, che viveva a Nonio nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, lo scorso sabato 27 giugno era a bordo della sua amata Yamaha125 quando, intorno alle 19, si è scontrato con un’auto nella frazione Bagnella, in zona via Pietro Micca ad Omegna. Sarà compito dei carabinieri della locale stazione ricostruire la dinamica; da una prima ricostruzione risulterebbe che l’auto stesse svoltando al momento della collisione. Inutili i tentativi di rianimare Matteo da parte dei soccorritori del 118, chiamati dal conducente dell’auto risultato negativo all’alcoltest.
La famiglia di Matteo è molto nota nel Cusio: il padre fa parte dell’associazione degli Alpini, la madre è un’infermiera e Matteo aveva appena terminato il quarto anno al Liceo Scientifico Gobetti di Omegna. Il ricordo più struggente arriva proprio dall’istituto frequentato dal ragazzo che sul portale della scuola ha pubblicato una delle riflessioni scritte da Matteo durante l’anno scolastico che rivela una grande sensibilità d’animo e che vogliamo condividere, così come le toccanti parole dei suoi insegnanti, esprimendo a tutti coloro che lo hanno amato il cordoglio dell’Associazione:
«La parola, detta o scritta che sia, crea le cose, ci fa fare azioni e ci fa pensare e spesso il valore delle parole viene dimenticato in quanto molte parole sono vuote, altre non vere, altre solo chiacchiere che annoiano, ma la parola per l’uomo è da sempre fondamentale. (…) La parola è l’elemento principale nelle relazioni tra persone. Come potrebbe mai esistere un rapporto interpersonale senza l’uso della parola? La parola può permettere di esprimere idee, di trasmettere sensazioni. (…) Fin da piccoli, a scuola, i maestri e i professori ci hanno abituati ad essere sottoposti ad interrogazioni davanti a tutti, non soltanto per verificare le nostre conoscenze, ma soprattutto per inserirci in una situazione che in futuro diventerà quotidiana poiché dovremo confrontarci con altre persone che hanno idee differenti dalle nostre. Il concetto che sta alla base di un dialogo è proprio la scelta delle parole, una scelta che non è per niente semplice. Quest’argomento venne discusso anche dal filosofo Socrate nel suo dialogo con Aristofane. Lui, infatti, parlò di tre setacci: il primo, quello della verità, il secondo, quello della bontà, ed il terzo, quello dell’utilità; ed è così che, secondo il filosofo e, secondo me, una persona deve parlare. In questo modo, di certo, le parole saranno vere, utili e non faranno male agli interlocutori. (…) La parola ha un potere immenso, può emozionare, può creare dolore. A volte non servono lunghi poemi per emozionare, anche delle semplici frasi possono cambiare il nostro umore. (…) Penso alle parole d’amore: il potere delle parole non deve essere grande solo quando si vuole ferire, ma anche quando si vuole dare gioia, amore o affetto. Quanto è bello far sapere alla persona amata quanto lei sia importante per noi, non solo attraverso gesti, ma anche con le parole che ci sciolgono il cuore. (…) Come ricorda Rick DuFer: “Le parole, prima di avere un significato, hanno un peso, un odore, un sapore, un suono e persino una risata tutta loro”». Matteo Cerottini
Caro Matteo, Ecco una delle tue riflessioni condotta a scuola; ecco il potere della parola che fa emozionare, che tocca il nostro animo. Le tue parole ci sciolgono il cuore e ci permettono di ricordare la tua purezza, la tua grandezza e la tua gioia di vivere che dimostravi ogni giorno a scuola con i tuoi compagni e con i tuoi docenti. Se pensiamo a te, caro Matteo, e crediamo che ciò avverrà spesso, ricordiamo in particolare il tuo sorriso, che mostravi in ogni occasione, anche quando non sembrava ci fossero motivi per essere allegro. Ma tu, quel sorriso, lo portavi nel cuore e lo restituivi alle persone che avevi vicino e così riuscivi ad apprezzare tutti e a regalare serenità a ciascuno di noi. La tua curiosità e il tuo desiderio di affrontare situazioni complesse (quelle semplici ti annoiavano), stimolavano chi lavorava con te a fare sempre qualcosa di più e meglio e, anche per questo, eri prezioso per tutti noi. Ti sei fatto voler bene ed apprezzare tanto. Ci mancherai, caro Matteo. (I docenti, la Dirigente Scolastica, Prof.ssa Michela Maulini e tutto il personale del liceo Gobetti)