Maurizio Caprino, su Il Sole 24 ore, mette in evidenza un aspetto molto interessante, della nuova legge sull’omicidio stradale: la più agevole applicazione della custodia cautelare in carcere.
Sarà infatti più facile per un giudice poter trattenere dietro le sbarre i guidatori che hanno causato un incidente mortale in quanto secondo il reato appena introdotto nei casi più gravi non c’è solo l’arresto obbligatorio in flagranza ma anche pene tali da evitare le limitazioni alla custodia cautelare in carcere.
La possibilità di poter trattenere il colpevole entro quattro mura che non siano quelle di casa è di fatto l’unica misura che garantisce sicurezza.
Caprino si sofferma anche sull’articolo 275 del Codice di procedura penale che esclude la custodia cautelare in carcere “se il giudice ritiene, che all’esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni”. Tale prescrizione viene superata quindi dai casi di omicidio stradale che vedono il conducente in stato di ebbrezza grave, o media se si tratti di conducente professionale, o di alterazione da droga. Il minimo della pena in questi casi è di 8 anni, dunque nessuno degli sconti previsti dal sistema penale farebbe scendere la pena al di sotto dei tre anni e quindi impedire la reclusione.
La custodia cautelare potrebbe essere inibita solo nei casi di omicidio stradale mono gravi o di lesioni personali gravi e gravissime, per le quali gli anni di reclusione previsti sono inferiori. In queste circostanze non resta che appellarsi ad un’attenta valutazione dei giudici che dovranno analizzare con dovizia ogni singolo caso affinché la pena venga effettivamente scontata.