Non è la prima volta che il colosso americano dei melafonini è costretto a cedere dinanzi ad una Corte europea.

Il tribunale di Bologna con una pronuncia del 25 novembre scorso ha sancito che il diritto dei genitori ad accedere ai dati personali del figlio deceduto prevale sulle ragioni alla base del diritto alla privacy.

L’Ordinanza del tribunale felsineo percorre la strada già tracciata dal Tribunale di Milano dello stesso anno. Secondo i giudici due sono gli elementi alla base dell’accoglimento del ricorso domandato dai genitori del ragazzo scomparso: la circostanza secondo cui il ragazzo non avesse espressamente vietato l’esercizio dei diritti connessi ai suoi dati personali post-mortem e che la famiglia abbia provato, in corso di giudizio, di voler realizzare un progetto in memoria del giovane con la concreta possibilità di recuperare ciò che era contenuto del cloud del ragazzo.

L’Apple ha così dovuto ottemperare all’ordine dei giudici bolognesi e dar così assistenza ai genitori del ragazzo, ai fini del recupero dei suoi dati personali.

Molto spesso, sfortunatamente, la situazione si presenta in occasione della verificazione di un sinistro stradale, che soprattutto negli ultimi anni, sta interessando sempre più giovani vite. I primi interlocutori dei genitori risultano essere così le Associazioni che tutelano i familiari delle vittime della strada, che sempre più spesso si vedono rigettare, in prima battuta, le proprie richieste dai colossi informatici. Decisioni come queste, invece, aprono la strada alla creazione di un vero e proprio diritto da parte dei genitori che vogliono rivivere il ricordo del proprio figlio organizzando eventi e manifestazioni in sua memoria.