Il cartaceo non può cedere totalmente il passo al digitale. Queste, in sostanza, le conclusioni di un’analisi effettuata dall’ANM, l’Associazione Nazionale Magistrati, in merito all’introduzione del processo civile telmatico.
Diverse le criticità riscontrate dall’ANM che teme per uno svilimento della figura del magistrato, costretto dal nuovo sistema a svolgere un ruolo che non gli appartiene propriamente. Con l’introduzione del processo civile telematico, infatti, nasce una nuova figura, ossia quella del magistrato-cancelliere, che si traduce in un aggravio di lavoro per le toghe e un appesantimento dei profili di responsabilità.
Il decreto legge 83, che estende la possibilità di deposito on line degli atti andrebbe infatti disciplinato da un ulteriore decreto del Ministero della Giustizia, già in previsione, che non annulla del tutto il cartaceo.
Sono tre in particolare gli aspetti che l’ANM individua come problematici. In primo luogo, come già accennato, l’attribuzione non consona di funzioni e compiti di cancelleria ai giudici che devono controllare se, in ogni fascicolo d’udienza, sono stati depositati documenti e atti e provvedere all’apertura degli allegati, alla successiva stampa e all’inserimento nel fascicolo. Subentra poi un aggravio della responsabilità del giudice che è investito di compiti che depauperano la funzione giurisdizionale. Infine l’ANM punta il dito anche su un rallentamento dei tempi di studio “tenuto conto della non duttilità dello strumento informatico, che non consente l’immediata individuazione degli atti depositati”.
Non resta quindi che attendere il probabile decreto del Ministero che introduca almeno in parte il cartaceo, perché secondo i magistrati non sono stati del tutto utili i protocolli siglati in più parti a livello locale con l’avvocatura per il deposito della copia di cortesia. Anche questo aspetto andrebbe migliorato poichè spesso tale copia viene depositata in una cassetta intestata al solo magistrato e quindi spetta a lui l’onere di inserirla nel fascicolo.