Una storia straordinaria ma straziante al tempo stesso. Luciano D’Adamo ricorda distintamente di aver attraversato la strada sotto casa, ignaro di ciò che lo attendeva: un’auto lo investe e lo manda in coma. Quando si è risvegliato in ospedale, la confusione era palpabile. Un infermiere gli ha chiesto il numero di un parente da contattare, e lui, con la mente annebbiata, ha dato il numero di casa della madre. Sembrerebbe una cosa normale. Ma nessuno si aspettava ciò che sarebbe accaduto poco dopo. Un vero colpo di scena. Poche ore dopo, entra nella stanza una signora. Luciano si aspettava di rivedere la madre, ma in realtà ai suoi occhi era una sconosciuta. “Mi chiamava Luciano”, ripeteva, mentre lui, sconcertato, si chiedeva come potesse conoscere il suo nome.

Poco dopo, entra anche un uomo di circa 35 anni e, guardandolo dritto negli occhi, dichiarò di essere suo figlio, mentre la misteriosa donna era sua moglie. “Ma come è possibile? Un figlio nato molto prima di me? E quella donna, mia moglie? Io sono fidanzato, con una ragazza di 19 anni”.

La rivelazione più scioccante arriva quando, finalmente alzatosi per andare in bagno, si guarda allo specchio. Il riflesso di un uomo di 63 anni, con i capelli grigi e il volto segnato dal tempo. Luciano urla, spaventato. La verità era inconfutabile: il giovane di 24 anni – l’età che pensava di avere – era diventato un uomo di mezza età e tutto ciò che conosceva era andato perduto. Gli spiegarono che l’incidente non era avvenuto nel 1980, ma nel 2019. Un trauma cranico gli aveva rubato i ricordi degli ultimi 39 anni. La madre, che desiderava contattare dall’ospedale, era morta, e ogni volto familiare era ora estraneo. In un viaggio di riscoperta, Luciano ha affrontato l’ardua sfida di rimanere lucido. Medici e psicologi hanno cercato di riaccendere scintille di memoria, mostrando foto e raccontando storie, ma i ricordi restavano sfocati, evanescenti. Era chiaro: gran parte della sua vita adulta era svanita nel nulla.

Tuttavia, Luciano non si è arreso. Con determinazione e una buona dose di ottimismo, ha iniziato a ricostruire la sua esistenza in un mondo del tutto nuovo. Oggi lavora nella manutenzione di una scuola, circondato da bambini e genitori, riempiendo le sue giornate di sorrisi e interazioni. Con l’aiuto della moglie, sta ricostruendo un legame che è ripartito da zero. “A volte incontro qualcuno che mi saluta. Sarà un vecchio amico, ma io non so chi sia. Comunque, per gentilezza, faccio finta di riconoscerlo”, racconta con un sorriso. La sua famiglia è sempre al suo fianco, sostenendolo ad ogni passo. Per sdrammatizzare, ogni tanto gli fanno scherzi: come quando, appena uscito dall’ospedale, il figlio gli ha detto: “Papà, ti ricordi che mi dovevi ridare 5 mila euro?”. E lui, confuso, ha risposto: “Che vuol dire “euro”?”. Luciano D’Amato sta vivendo un viaggio straordinario alla riscoperta di un mondo dimenticato. Deve ricominciare e riallineare i pezzi della sua vita e ha deciso di farlo con pazienza, coraggio, ma soprattutto con tanto umorismo. Una dote spesso sottovalutata ma fondamentale per risalire la china anche nei momenti più drammatici.