La liberalizzazione del credito regolata dal decreto competitività, convertito in legge lo scorso 9 agosto è una manovra in danno a coloro che attendono di essere risarciti dalle compagnie assicurative. La legge che legittima le Compagnie di assicurazione a finanziare le imprese (tasso di interesse al 5-10%) di fatto avalla un sistema già da tempo consolidato in maniera non ufficiale per il quale le assicurazioni anziché liquidare immediatamente il danno inducono il danneggiato a ricorrere in giudizio.
Questo modus operandi ha due ragioni legate tra loro. In primis, perché il nostro sistema giudiziario, come noto, è particolarmente inefficiente e la durata media di un processo civile è di 10/15 anni (1°, 2° e terzo grado). La seconda ragione è legata alla prima, ovvero, se la Compagnia verrà condannata dal giudice dovrà pagare la somma stabilita maggiorata del solo 1%. Ma di fatto in quel lasso di tempo durante il quale si è svolto il contenzioso quei soldi che sarebbero dovuti essere fonte di risarcimento e che invece sono stati investiti per finanziare le imprese hanno prodotto interessi dal 5 al 10%, dunque fino a dieci volte tanto rispetto a quello che la Compagnia viene condannata a pagare.
Presto detto che questa norma che vorrebbe dare nuova linfa all’economia delle imprese, di fatto è un “regalo” alle Compagnie assicurative in danno a chi deve essere giustamente risarcito subito e non dopo anni trascorsi nelle aule di Giustizia.