Ridurre al minimo i rischi per l’incolumità in strada è un imperativo categorico, soprattutto se si tratta di indossare delle semplici protezioni per moto. A suggerire l’importanza delle protezioni sono le rilevazioni sugli incidenti stradali. Gli ultimi dati raccolti da Istat sulla mortalità stradale, relativi al 2019, raccontano di 698 vittime tra i motociclisti con un incremento rispetto all’anno precedente di +1,6%. Un numero significativo che, sommato al tasso di vulnerabilità, conferma i centauri tra gli utenti deboli della strada. Su due ruote, dunque, si rischia quotidianamente la pelle e le protezioni moto devono entrare nel vocabolario di chiunque si metta in sella. L’articolo 171 CdS dispone l’uso del casco obbligatorio. Al comma 1 recita che deve essere indossato dal conducente ed eventuale passeggero ed essere regolarmente allacciato. Inoltre, deve essere conforme ai tipi omologati. Non esiste, però, l’obbligo di indossare abbigliamento tecnico. Con una sola eccezione, quando si sostiene l’esame per la patente A, per cui bisogna obbligatoriamente presentarsi muniti di abbigliamento tecnico e di tutte le protezioni necessarie opportunamente omologate a norma. Peccato però che il motociclista medio solca il traffico con il normale abbigliamento della stagione: jeans e maglioncino o giacca e cravatta, quando va bene, quasi sempre con passeggero/a che sfoggia identico look. L’importanza di proteggere giunture ed epidermide in maniera adeguata deve essere un imperativo. Un giubbotto tecnico, munito di protezioni rigide sui punti strategici, come schiena, spalle e gomiti, dovrebbe essere d’obbligo. Pantaloni sempre lunghi, scarponcini e guanti, anche non specialistici, ma robusti e protettivi, sono il minimo sindacale per affrontare anche solo il quotidiano tragitto casa-scuola-lavoro e, in caso di incidente o di una banale scivolata, fanno la loro parte, evitando quasi sempre abrasioni dolorose e fastidiose e, spesso, fratture che poi richiedono mesi di convalescenza e riabilitazione. Amici motociclisti, siete d’accordo?